Confagricoltura Bari-Bat

Coronavirus, Confagricoltura propone la “quarantena attiva” per i lavoratori provenienti dall’Est

“Chiediamo con urgenza che il Comitato Tecnico Scientifico si esprima sul protocollo condiviso tra parti speciali e Governo il 20 maggio scorso, in particolare in relazione alla quarantena attiva”.

Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, interviene sulla questione della manodopera richiesta con urgenza per le prossime operazioni di vendemmia, anticipate in alcune regioni per determinati vitigni.

La cosiddetta “quarantena attiva” è la possibilità di far svolgere agli stranieri l’attività lavorativa durante il periodo di quarantena, a condizione che siano ospitati in azienda, che lavorino separatamente dagli altri dipendenti e che non lascino l’impresa per 14 giorni.

“Con la quarantena obbligatoria per chi arriva da Romania e Bulgaria – evidenzia Giansanti – si rischia un impasse che grava ora sulle imprese vitivinicole. In altri Paesi europei, quale ad esempio la Germania, la quarantena attiva è stata applicata con soddisfazione reciproca da parte degli addetti e degli imprenditori. Per questo sollecitiamo un pronunciamento sul protocollo sottoscritto da Confagricoltura, con le altre Organizzazioni datoriali, i Sindacati dei lavoratori agricoli e alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute”.

Le comunicazioni di assunzione riferite agli operai addetti alla vitivinicoltura – ricorda Confagricoltura, la prima organizzazione per numero di imprese con manodopera nel settore primario – rappresentano il 20% del totale, pari a circa 180mila soggetti.

Gli operai agricoli provenienti dalla Romania sono il 76% degli addetti stranieri comunitari dell’Est Europa, ovvero oltre 100mila operai, reclutati dalle aziende per le diverse operazioni in campo lungo l’anno. Gli addetti agricoli bulgari sono invece l’8% dei comunitari dell’Est.

“E’ importante – conclude il presidente di Confagricoltura – che su una materia come quella del lavoro ci siano decisioni a carattere nazionale, in modo da non creare discriminazioni tra le imprese agricole operanti nello stesso comparto”.

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