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Coronavirus: le proposte di Confagricoltura per scongiurare il blocco dell’attività delle imprese

Scongiurare il blocco dell’attività delle imprese per difficoltà dovute alla carenza di manodopera, interruzione delle consegne e dei rifornimenti. E’ questo il problema più urgente da affrontare e risolvere sul piano economico.

E’ la posizione espressa dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nel corso dell’incontro di ieri sera, a Palazzo Chigi, con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Giansanti ha proposto una serie di misure in grado di sostenere la nell’immediato la continuità del processo produttivo, assicurando anche alle imprese la necessaria liquidità.

In primo piano le misure relative al lavoro. Per favorire il reclutamento di manodopera da parte delle aziende agricole i cui addetti sono impossibilitati ad effettuare la prestazione per l’emergenza sanitaria, per Confagricoltura sarebbe necessario consentire il ricorso al contratto di prestazione occasionale anche oltre i limiti attualmente previsti dall’attuale normativa; semplificare tutte le procedure per l’assunzione dei lavoratori dipendenti stagionali, oltre a riconoscere sgravi contributivi alle imprese agricole operanti nelle zone rosse e prevedere una proroga, almeno fino alla fine dell’anno, sia degli adempimenti nei confronti degli enti previdenziali, sia dei pagamenti contributivi a carico delle aziende agricole.

Occorre poi proseguire con determinazione sulla strada della riduzione del cuneo fiscale, liberando risorse per sostenere il fronte della domanda e incentivare l’occupazione.

Sotto il profilo del credito, Confagricoltura ha proposto una “moratoria” generale da parte anche delle istituzioni che mettono a disposizione delle imprese strumenti di finanza agevolata, nonché la concessione e l’estensione a “titolo gratuito” delle garanzie ISMEA.

Per quanto riguarda la PAC, Confagricoltura ha chiesto che sia disposto l’anticipo di tutti i pagamenti.

E’ inoltre indispensabile rilanciare il sistema Paese facendo leva sulla promozione del Made in Italy, lavorando a un piano di rilancio, mettendo in prima linea le eccellenze del nostro Paese, tenuto conto delle pesantissime ricadute dell’emergenza sul settore turistico ed enogastronomico in tutta Italia.

E’ necessario poi rafforzare le iniziative politiche e diplomatiche messe in atto dal Governo per rimuovere qualsiasi impedimento, assolutamente immotivato, all’export del Made in Italy agroalimentare.

“La crisi che il Paese sta attraversando è pesante – ha sottolineato Giansanti – ma possiamo e dobbiamo uscirne più forti grazie all’impegno e allo sforzo collettivo auspicato dal presidente del Consiglio. Ecco perché abbiamo proposto un piano di investimenti pubblici con procedure straordinarie per la realizzazione, ai fini della modernizzazione delle infrastrutture, a partire dai trasporti. Il risultato sarebbe duplice: sostegno rapido al ciclo economico e all’occupazione e, in prospettiva, rilancio competitivo del sistema Paese”.

In quest’ottica, andrebbero anche sostenuti gli investimenti a livello di impresa. Trasformazione 4.0 rappresenta un’opportunità straordinaria per investimenti innovativi da parte di tutta la platea delle imprese agricole, che non accedevano in larghissima parte agli incentivi di Industria 4.0. E’ importante che il MISE valuti l’opportunità di rendere il credito fruibile fino ad esaurimento, anche dunque oltre i cinque anni previsti.

Sempre in tema di credito d’imposta, si suggerisce che l’idea di concederlo alle imprese che subiscono un calo del fatturato in conseguenza dell’emergenza sia estesa a tutto il territorio nazionale, dal momento che la crisi ha effetti crescenti su tutte le aziende.

Va inoltre valutata la cancellazione per il 2020, e non la mera sospensione, degli obblighi tributari delle imprese in zona rossa, affinché sia davvero di ristoro per chi opera in quelle aree.

Confagricoltura ha infine invitato a valutare l’abrogazione di Plastic Tax e Sugar Tax al fine di sostenere e far riprendere agevolmente i processi commerciali direttamente imputabili alle filiere produttive a valle.

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